L’endometriosi è una patologia caratterizzata dalla presenza di mucosa uterina in sedi esterne all’utero, ovaie, tube e peritoneo o anche in sedi più lontane: dal pancreas all’appendice, ai polmoni.
“E la presenza di tessuto endometriale fuori dalla sua sede naturale determina ogni mese una mestruazione ‘atipica’”, riferisce il professor Mario Malzoni, Direttore del centro nazionale endometriosi. “Ecco che il dolore legato a questo evento può dipendere sia dalla sensibilizzazione dei recettori del dolore, sia da un danno nervoso di varia origine o anche da cicatrici chirurgiche: si tratta di un dolore parossistico e folgorante, assai intenso e fastidioso”.
La percentuale di donne italiane che soffre di questo dolore è piuttosto elevata, non lontana dal 15%. “L’arma principale resta la terapia chirurgica – prosegue Malzoni – ma, quando questa non è possibile o quando è parziale, si ricorre all’utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei o agli oppiacei”. Ma al dolore localizzato nella sede si possono poi associare altri disturbi, soprattutto nell’apparato gastrointestinale, dovuti ai danni causati dai Fans alla mucosa gastrica o alla stipsi indotta dagli oppiacei.
“Fino a poco tempo fa, c’era il problema che l’assunzione di oppiacei era legata all’insorgenza di una stipsi dovuta all’induzione di un rallentamento della motilità intestinale“, spiega Malzoni. “Oggi abbiamo a disposizione una nuova associazione che lega l’oppioide ossicodone – molto efficace ma con l’effetto collaterale della stipsi – e il naloxone, antagonista dell’oppioide, già in uso nei centri di assistenza per i tossicodipendenti. Per cui abbiamo da un lato l’effetto analgesico dell’oppioide e dall’altro il mancato ‘blocco’ dell’attività intestinale. I due farmaci, poi, sono associati in un’unica compressa che ha un ulteriore vantaggio: il rilascio programmato le consente, assunta la mattina, di rilasciare il farmaco lentamente nell’arco di circa 12 ore. Un approccio terapeutico al dolore molto semplificato, perché associa i vantaggi degli oppioidi alla mancanza di effetti collaterali sull’intestino”.
Fonte: In Salute supplemento de “La Stampa”, 6 dicembre 2013, pag. 7.